Venerdì 5 giugno 2009 Angelina Jolie ha pubblicato un articolo su TIME MAGAZINE per parlare del processo al presidente Sudanese Omar al-Bashir imputato con sette capi d'accusa per crimini di guerra e cinque per crimini contro l'umanità.
“Venerdì è un momento definitivo per la storia della giustizia. Ai membri del Concilio per la sicurezza dell'ONU sarà presentato il risultato delle indagini del Tribunale penale internazionale, indagine da loro richiesta. Il loro responso determinerà se ci sarà uno standard della giustizia che riterrà responsabili gli esecutori dei peggiori crimini del mondo.
Le prove che l'accusa ha presentato sono chiare e schiaccianti. Milioni di persone sfollate; centinaia di migliaia uccise e, al centro di tutto, il presidente del Sudan Omar al-Bashir, imputato con sette capi d'accusa per crimini di guerra e cinque per crimini contro l'umanità.(guarda le immagini della crisi nel Darfur).
La risposta di Bashir all'imputazione è stata un insulto alla comunità internazionale e verso le centinaia di migliaia di persone uccise in Darfur. Ha cacciato 16 gruppi di soccorso internazionali che stavano cercando disperatamente di salvare i suoi concittadini al di fuori del suo paese. Ha pure nominato uno dei sospettati, Ahmed Haroun, in una commissione che stando alle apparenze investigava sulle violazioni dei diritti umani in Darfur. A stento si può trovare un peggiore esempio di cultura dell'impunità quale regna a Kartoum.
Il Darfur non fa quasi più notizia, e gli esperti lo definiscono un conflitto "di bassa intensità". ma l'intensità della crisi non è diminuita per coloro che lottano per sopravvivere. Più di 250.000 persone provenienti dal Darfur hanno vissuto un'esistenza poverissima nei campi profughi in Ciad per sei anni ormai. I campi con più di due milioni di sfollati interni nel Darfur stanno anche peggio. Il 30% degli sfollati sono bambini in età scolare. Le ragazze che lasciano i campi vengono stuprate; i ragazzi che lasciano i campi vengono uccisi. Loro desiderano un'istruzione; vogliono tornare nei loro villaggi, alla loro terra; vogliono la pace. Ma vogliono anche giustizia.
Nel 2004, sono andata in Ciad a visitare i profughi provenienti dal Darfur. Durante quel viaggio - più di cinque anni fa - i rifugiati che incontravo mi dicevano che era il governo a organizzare la violenza. Circa un anno dopo, la comunità internazionale è giunta alle stesse conclusioni. Alcuni iniziarono a chiamare le violenze "atrocità di massa". Altri nell'escalation della retorica la chiamarono "crimini contro l' umanità". Non è cambiato niente, e così, mentre il conteggio dei morti aumentava, gli attivisti spinsero l'amministrazione Bush a etichettarlo "genocidio" - sperando che in qualche modo la parola suscitasse paura e orrore.
Ma nessuna di quelle parole ci ha spronato a intervenire.
Oggi, l'accusa del Tribunale penale internazionale si presenterà di fronte al Consiglio di sicurezza dell'ONU. Con scupoloso dettaglio riporterà che Omar al-Bashir - un uomo che avrebbe dovuto proteggere i suoi concittadini, ha attaccato i cittadini del Darfur inesorabilmente e sistematicamente per cinque anni, e continua a fare altrettanto.
Secondo lo statuto delle Nazioni Unite, il concilio di sicurezza esiste "per promuovere l'instaurazione e il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale". Se i risultati dell'indagine sul Darfur che hanno ordinato non meritano la loro attiva mobilitazione, che cosa può farlo?
Oggi gli stati membri del Concilio di sicurezza affronteranno una semplice decisione - abbracciare l'impunità o porvi fine.
Come giudicheranno il destino di Bashir, giudicheranno anche il loro.”
Angelina Jolie, copresidente della Jolie-Pitt Foundation e difensore dei rifugiati.
time.com
1 commento:
Angela50 ancora una volta ti ringrazio per l'aiuto:)..purtroppo in questo periodo ho davvero pochissimo tempo, e come al solito quest'articolo lo avevo trovato ma solo in inglese e non ho avuto tempo di tradurlo. Grazie ancora tantissimo!
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