18.11.08

Angelina fa moda in Changeling

i_6I boccoli schiacciati in onde "alla Marcel", chiusi in una cloche dal profilo sinuoso. Gli occhi languidi, enormi, fumigati. L'incarnato di porcellana e la bocca scarlatta, di una invitante forma a cuore. E poi il corpo voluttuoso che appena si percepisce sotto abiti dall'inequivocabile linea scivolata, lunghi appena sotto il ginocchio, mossi da spacchi e piccoli godet, come per ballare il Charleston. Ai piedi, scarpe col tacco a rocchetto. Così appare Angelina Jolie, la bionica e sensuale signora Pitt, in "Changeling", il bel film di Clint Eastwood in uscita oggi. Un makeover inaspettato, ma convincente – da donna post-post moderna a bellezza fragile, per così dire – che conferma le indubbie qualità attoriali della Jolie – la ricordiamo allo stesso livello, beatnik e squinternata, solo in "Ragazze Interrotte" di James Mangold – così come il talento della costumista Deborah Hopper.

Il film è toccante e intenso, ma il suo fascino non è solo politico e morale, ma anche, e forse soprattutto, estetico. Ci si perdoni l'imperdonabile frivolezza, ma gli abiti   della Jolie, e quelli dei co-protagonisti maschi, sono così belli che non sfigurerebbero per strada anche oggi.

Nel caso non ve ne foste accorti, infatti, per uno di quegli strani casi di i_3cui solo la moda, labile e preveggente, è capace, è in corso, già da alcune stagioni, un deciso revival del modernismo anni 20-30. Il movimento, adesso, raggiunge l'apice. Le collezioni dell'estate 2009, ad esempio, traboccano di riferimenti a quell'augusto periodo di follia e sperimentazione che fu l'intervallo tra le due guerre: un momento magico e irripetuto, spazzato brutalmente via dagli orrori del secondo conflitto mondiale. I flapper di frange di Raf Simons, così come i grafismi in bianco e nero di Dries Van Noten e lo chic nautico, versione Gabrielle "Coco" Chanel, di D&G puntano tutti in quella direzione, per non parlare del folle mix ‘n match di Marc Jacobs e del suo teatrino di eccentricità All American. In effetti gli anni 20 e 30, col loro mescolare esotismo e ricerca della purezza, sono una pietra miliare di modernità: proto-minimalisti e massimalisti insieme, dimostrano che è sempre la linea, pura, irridente e dura, a vincere.

Tornando alla Jolie, sono molte le dive che, negli anni, hanno cercato di rifarsi alla mitica età d'oro del Charleston. Una su tutte, la solita Madonna, che ai tempi di "Sex" prese una sbandata per la trasgressiva Dita Parlo, protagonista del romantico Atalante di Jean Vigo – il film del 1934 reso celebre da Enrico Ghezzi nella sigla di "Fuori Orario" – e che per un po' si fece chiamare Dita e girò in boa di piume, giacche allungate e cloche. Convinse poco, e durò poco. Ad Angelina la metamorfosi modernista è riuscita decisamente meglio.

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